CUSANO
Dalle origini…
Cusano prende il nome da un’antica famiglia (De Cusa o Cusano), le cui origini sono a noi sconosciute, che visse nel nostro territorio fin dai primi anni del XII secolo.
La famiglia De Cusa una fra le più potenti e sicuramente ricche viveva in un luogo fortificato detto “Mota de Cusano” sulla destra del Fiume Fiume, posto al centro del villaggio omonimo a mezzavia fra i castelli di Pordenone e S. Vito.
Dell’antica forma di questo luogo fortificato null’altro ci é noto se non che era munito di parecchie torri, e che solo nella seconda metà del XIII° secolo ebbe veramente costruzione e nome di castello.
Lo storico veneziano Marin Sanudo, che lo visitò nel 1483 ce lo descrive per un:
“BELLO ET FORTE CASTELLO PER CORARIA,
LI CORE ATORNO UN AQUA
CHIAMATA L’AQUA DIL FIUME….UT VIDI”.
Un disegno dei primi anni del 1600 ce lo figura come un palazzotto ad uso dei signori del luogo, chiuso da un recinto di mura con feritoie e merli.
Il fiume ne empiva la fossa, che tutto lo girava all’intorno e vi si accedeva per un ponte levatoio, sottoposto alla torre d’ingresso.
Il castello di Cusano è sempre appartenuto alla sede vescovile di Concordia, era circondato da una folta selva, e da campi che i signori a cui era affidato avevano il compito di custodire. I proventi dei raccolti e della legna dei boschi servivano per contribuire al mantenimento della sede vescovile ed il Vescovo stesso.
Fin da principio la nobile famiglia De Cusa, ebbe dai Vescovi di Concordia l’investitura feudale del castello di cui portava il nome in benemerenza dei servigi prestati alla sede.
Nel 1260, il Vescovo Alberto de Colle desideroso di procacciare a sé ed alla Chiesa un maggiore presidio, vista la continua minaccia d’invasori, rileva il castello dalla famiglia De Cusa (presso ad estinguersi o caduta in sfortuna), che voleva disfarsi del suo feudo.
Il 3 Luglio del 1268, il Vescovo Alberto de Colle muore, gli succede nella sede vescovile concordiese, Jacopo d’Ottonello, che affida la custodia del castello nel 6 Aprile del 1296 al cavaliere Enrico di Pramperg di nobile e potente famiglia dell’alto Friuli (ora chiamata Prampero)
Essendo la storia friulana travagliata da guerre e discordie fra feudatari e signori, anche Cusano non ne rimane immune; infatti, Enrico di Pramperg, custode del castello, stringe alleanza con Rizzardo da Camino per impadronirsi di Cividale nell’Aprile del 1309. Ma perdendo la battaglia viene fatto prigioniero e decapitato a Udine.
Nel 1318, morto anche il vescovo Jacopo d’Ottonello, l’amministrazione essendo la sede vescovile vacante richiede al figlio di Enrico di Pramperg, Enrico Volvino, la restituzione del castello, il quale ignorando i patti per cui la famiglia aveva ricevuto l’investitura, rifiuta la restituzione.
Nel 1335 viene eletto Vescovo di Concordia Guido de Guisis, uomo di grandi virtù e di energiche risoluzioni, il quale chiede subito la restituzione del castello.
I signori di Pramperg non si curarono affatto della restituzione, tanto che il Vescovo fu costretto a perorare presso il Papa Benedetto XII la restituzione del castello.
Nell’Ottobre del 1344 il Papa Clemente VI, successore di Benedetto XII intima attraverso il Vescovo di Treviso Pier Paolo Costa giudice della controversia, la restituzione del castello.
Intanto la famiglia Pramperg alla morte di Enrico si era suddivisa il possesso del Castello e nel Marzo del 1348 il Cavaliere Enrico di Pramperg uno degli eredi restituì al successore del Vescovo Guido de Guisis, Costantino da Savorgnano la porzione di castello che era a lui pervenuta. Ma il nostro castello non ritornò al suo legale possessore cioè la Chiesa di Concordia, a causa delle varie alleanze che i Signori di Pramperg stringevano per convenienza con i potenti del tempo.
Intanto nella sua campagna di conquista scese nel nostro territorio anche il Duca d’Austria Rodolfo. Ad esso pensò di rivolgersi il Papa Innocenzo VI, affinché perorasse anche lui la causa per la restituzione del Castello. Il Duca se prima si dimostrò favorevole, alla causa della Chiesa, poi tradì la parola data e con alleanze e battaglie si impadronì delle nostre zone ed anche del castello, stringendo patto di alleanza con la potente famiglia Pramperg.
Solo dopo battaglie, alleanze, vicende giudiziarie e l’intervento di ben tre Papi, la famiglia Pramperg venne costretta a restituire il castello e tutte le sue pertinenze al Vescovo di Concordia, dietro pagamento di mille lire di soldi veneti in compenso della custodia e delle restaurazioni fatte. Le casse della sede vescovile erano vuote, così il Vescovo per riavere il castello fu costretto a prendere in prestito la somma richiesta dal fiorentino Castrone de’ Bardi che a quei tempi teneva banco d’usura in Portogruaro. Ma la famiglia Pramperg dopo un breve periodo, si pentì, per così dire, di aver perso il castello, e per una serie di circostanze a lei favorevoli e con atti di violenza si reimpadronì del maniero, che dopo una serie di infinite vicende restituì definitivamente il 28 giugno del 1371 e dietro pagamento di un ulteriore somma di duemilacinquecento danari veronesi.
Il Vescovo ritornato in possesso del castello, lo trovò in rovina e non avendo più fondi per le necessarie riparazioni, lo diede in custodia ad una ricca famiglia fiorentina i Gubertini, migrata in Friuli per estendere il proprio mercato. Il Vescovo diede ai Gubertini in cambio di patti generosi, l’investitura feudale di Cusano. I nuovi Signori restaurarono ben tosto il castello e vi delegarono un capitano perché ne tenesse la guardia e vi amministrasse la giustizia. Nel 1389 il cavaliere Azzolino de’ Gubertini, ultimo superstite dei fratelli e nipoti, morì lasciando un unico figlio minorenne, Giovan Guberto. Sua madre Taddea degli Avogari di Treviso, per mantenere il possesso del castello chiese ed ottenne una nuova investitura a favore del figlio, a cui nome rinnovò il giuramento di fedeltà. La Madre Taddea che intanto si era risposata con Nicolussio conte di Prata, difese l’eredità del castello nonostante i gravi debiti che pendevano su di esso, fino al raggiungimento della maggiore età del figlio. Gian Guberto raggiunta la maggiore età si sposò con Anna Richieri di Pordenone, ma non ebbe figli, e perdendo ogni speranza di lasciare un erede e per l’incombenza dei debiti sul castello si vide costretto a venderlo il 27 Luglio del 1431 per la somma di quattromila ducati d’oro, al nobile Adamo de Formentini di Cividale.
Nicolò Formentini ricevette l’investitura feudale del castello per conto di Adamo, cosi’ che i nobili Formentini furono gli ultimi Signori di Cusano e conservarono il feudo fino al 1809, anno di creazione dell’assetto comunale attuale.
Dopo la costituzione del Comune di Zoppola, tra il 1812 e il 1813, fu realizzata, sotto la dominazione napoleonica, la strada attualmente nota come Pontebbana, che portò a radicali cambiamenti della viabilità locale, insieme alla ferrovia, per far posto alla quale furono demoliti gli ultimi resti del castello che versava in stato di abbandono già dai primi anni dell’Ottocento. A fine ‘800 venne realizzata la strada che collega Cusano a Zoppola, (l’attuale Strada Provinciale del Sile).
Durante la Seconda Guerra Mondiale, Cusano fu oggetto di gravi danni causati dai bombardamenti della stazione ferroviaria. A partire dal dopoguerra e con l’avvento della ripresa economica negli anni Sessanta e Settanta, molte attività commerciali e produttive si sono insediate soprattutto lungo i principali assi stradali.
Nel luglio del 1970, con decreto del Vescovo Vittorio De Zanche, viene istituita la Parrocchia di Santa Maria in Cusano, che diventerà successivamente Parrocchia di S. Maria e S. Antonio di Padova, riunendo le comunità di Cusano e Poincicco.
… ai giorni nostri.
Oggi la maggiorparte del paese si sviluppa lungo la Strada Provinciale del Sile e nelle vicinanze della stazione ferroviaria. Sulla piazza intitolata a Carlo Alberto, si affaccia la chiesa, di origini cinquecentesche, ampliata nei primi anni trenta del secolo scorso e successivamente affiancata dal campanile in stile romanico realizzato agli inizi degli anni ’50. Su piazza Carlo Alberto si affaccia anche un bell’edificio a tutti noto come Villa Gatti, dal nome degli ultimi proprietari, che fu già della famiglia Scandella e prima ancora dei Formentini.
Negli ultimi vent’anni, dopo un lungo periodo di “immobilità”, il paese si è notevolmente ingrandito a seguito di un buon sviluppo edilizio di carattere residenziale che ha portato all’aumento degli alloggi e quindi della popolazione residente che conta attualmente circa 680 unità.
Il progresso economico e tecnologico, se da un lato ha portato sicuramente un alto livello di benessere, dall’altro ha penalizzato il paese, che come la maggioranza dei piccoli centri simili, è oggi privo di quelle piccole attività artigianali e commerciali che una volta garantivano una certa “autonomia”, ormai venuta meno con l’avvento delle grandi realtà commerciali che caratterizzano il nostro tempo.